Violenza maschile contro le donne: Libro bianco per la formazione

Sala 3

(Estratto dalla prefazione del Libro bianco della Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, On. Eugenia Roccella)

È possibile debellare la violenza degli uomini contro le donne, fermare la scia di dolore, morte e ingiustizia che attraversa la storia e le culture? Non parliamo solo di arginare il fenomeno, di ridurne le proporzioni, ma proprio di sconfiggerlo, arrivare ad azzerarlo o quasi. Insomma, possiamo immaginare un mondo in cui la parola femminicidio abbia un suono arcaico, definisca qualcosa che ci siamo lasciati alle spalle? Se ripercorriamo il cammino di libertà che le donne hanno tracciato negli ultimi decenni, se ricordiamo come mentalità, abitudini e atteggiamenti che sembravano inveterati si siano velocemente dissolti, come idee e convinzioni che apparivano inamovibili siano state superate o perlomeno confinate in angoli minoritari, dobbiamo dirci che sì, è possibile. Possiamo farlo, possiamo credibilmente sognarlo. Possiamo, soprattutto, progettarlo. E quindi mettere in campo tutte quelle azioni, politiche e culturali, che contribuiscono a sgretolare le motivazioni profonde della violenza, a delegittimare non solo gli atti violenti, ma anche chi li sottovaluta e li tollera, chi è complice indirettamente, attraverso la disattenzione o l’abitudine.

Per fare questo dobbiamo far crescere la consapevolezza delle donne e degli uomini sul fenomeno, costruire un alfabeto condiviso. Non iniziamo da zero: l’impegno su questo fronte è stato lungo e intenso, parte da lontano, si è stratificato nel tempo attraverso analisi, documenti, norme.

Ma questo denso lavoro di pensiero e azione non è ancora diventato patrimonio comune diffuso, non è stato fino in fondo introiettato e digerito. Non è diventato cambiamento.
In Italia abbiamo buone leggi, e certamente una buona legge può incidere molto, può contribuire a salvare vite e modificare le mentalità, ma non basta. Le leggi vanno applicate, e forse in nessun ambito come in questo l’efficacia della norma è affidata alla sensibilità e preparazione di coloro che entrano in contatto con le donne che hanno subìto violenza, e con i minori coinvolti: gli operatori della sanità, della giustizia, delle forze dell’ordine. È per favorire «una formazione adeguata ed omogenea» che nella legge 168, approvata non a caso il 24 novembre 2023, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza, e firmata da me, dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, abbiamo previsto, all’art.6, «apposite linee guida nazionali», da predisporre «anche con il supporto del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica». Il libro bianco che presentiamo è il frutto di questo impegno, e costituirà la base per l’elaborazione delle linee guida, ma sarà anche, per tutti coloro che hanno a cuore la lotta alla violenza contro le donne, un punto fermo, un riferimento necessario e il più possibile esaustivo.
Paola Di Nicola Travaglini, Vittoria Doretti, Alessandra Kustermann, Lella Palladino, Claudia Segre, che compongono il Comitato tecnico-scientifico, presieduto da Fabrizia Giuliani, hanno riversato in questo testo non solo le diverse competenze specifiche, ma l’esperienza e la passione maturate in un lungo impegno di donne dalla parte delle donne. Le ringrazio del loro lavoro, che dimostra ancora una volta come la diversità di provenienza, formazione e orientamento culturale e politico può essere un arricchimento, una spinta necessaria per raggiungere l’obiettivo, se, come è scritto nelle prime pagine del libro, «la violenza deve essere riconosciuta come responsabilità pubblica, condivisa, e dunque sottratta allo scontro politico e alle sue strumentalizzazioni».
Per offrire agli operatori strumenti di formazione veramente utili e adeguati, pensiamo quindi che sia indispensabile fare prima chiarezza sulla terminologia, condividere le premesse, le valutazioni di fondo sul fenomeno, sulle sue radici, che affondano nella storica asimmetria di potere tra uomini e donne. Pensiamo sia necessario riconoscere il fenomeno, comprenderlo in tutti i suoi aspetti, altrimenti non saremo in grado di affrontarlo adeguatamente, e tantomeno di sconfiggerlo. Pensiamo, insomma, di avere ancora bisogno delle «parole per dirlo».
Ecco, il nostro augurio è che il libro serva a questo scopo.